Acciaio di Silvia Avallone

Acciaio di Silvia Avallone

Un libro avvincente, che esprime con forza il tema principale che tratta. Si parla di adolescenza, ma non è un libro per ragazzine

Protagoniste due quasi quattordicenni che cercano di affermarsi in un contesto soffocante, che non lascia vie d’uscita, e lo fanno scoprendo, in modo innocente e senza malizia, il potere che la loro bellezza ha su chi le circonda. Francesca ha una madre rassegnata e un padre-padrone, Anna una madre battagliera, un padre scavezzacollo e un fratello dalla scorza dura, ma in realtà buono e generoso.

Nella loro realtà ristretta e piena di limiti si inserisce di tutto: droga, trasgressione, piccoli furtarelli e truffe vere e proprie, ricerca disperata di un miglioramento nel modo sbagliato, voglia di crescere che spinge nella direzione sbagliata. In tutto questo, Francesca e Anna si appoggiano l’una all’altra: sono inseparabili da una vita, per loro è inimmaginabile pensarsi lontane. Eppure, a scavare una voragine fra di loro arriva proprio l’amore: quello incompreso di Francesca e quello troppo precoce di Anna. E il loro mondo semplice, fatto di luoghi degradati ma per loro importantissimi e il sogno dell’Isola d’Elba che sembra il più bel viaggio mai possibile, si sfracella, separandole e spingendo Francesca su una strada che forse senza ritorno. Ma c’è di peggio in arrivo.

*****************

È un bel libro, opera prima di una scrittrice giovane, un romanzo originale, complesso, ben scritto. Certo, con piglio molto giovanile, ma d’altronde stiamo osservando la realtà con gli occhi di due ragazzine. È vita vissuta in un certo ambiente, descritta in modo sincero e arricchita da ottime descrizioni che non annoiano. La Avallone riesce a rendere affascinante anche il racconto delle fasi di produzione dell’acciaio. I personaggi sono ben definiti, ben caratterizzati, si fanno amare o odiare a seconda del loro ruolo, ci si ritrova ad accompagnarli per le strade assolate, a spiarli dalla finestra o attraverso la vegetazione di un canneto, partecipi di una storia che ci cattura e dalla quale dobbiamo aspettarci qualche brutto colpo. Il romanzo non si è aggiudicato il premio Strega per una manciata di voti, ma ha conquistato, più del vincitore, l’attenzione del pubblico.

Acciaio nel cuore dell’enorme fabbrica, che dà e toglie la vita, dove si invecchia a 20 anni e la sicurezza è solo teoria. Acciaio nella fibra e nell’essere di chi va avanti ogni giorno in un’esistenza senza sapore, di chi cerca di fuggire per poi scoprire che la sua strada non può portarlo altrove. Anche i gatti sono d’acciaio, a Piombino: randagi, malati, storpi, stringono i denti in cerca di una briciola di cibo e di affetto. Gli uomini li rispettano, allungano loro un boccone, una carezza. Non si sognano di maltrattarli, forse perché in quei gatti, in fondo, rivedono se stessi.

Lascia un commento