L’amore, d’improvviso di Aharon Appelfeld

Siamo negli anni ’70, in Israele. Ernest Blumenfeld, un uomo anziano, sta lavorando a un nuovo libro per rivivere attraverso la scrittura il suo passato, la sua giovinezza vissuta nella storia politica del XX secolo.

E i ricordi riaffiorano. Affiliato alla Lega dei giovani comunisti a Czemowitz, sua città natale, Blumenfeld partecipa a numerose azioni contro gli ebrei, entra in seguito nell’Armata Rossa e viene inviato al fronte. Dopo il congedo, fugge in Italia e poi raggiunge Israele. Accanto a Blumenfeld ormai anziano c’è Irina, una giovane donna che lo assiste.

Ernest ha settant’anni, Irena la metà. Lui, dopo un intervento chirurgico, ha bisogno di assistenza, lei ha bisogno di prendersi cura di qualcuno dopo la morte dei genitori, di cui coltiva il ricordo e continua ad accudire gli oggetti, i vestiti, la casa con un’attenzione meticolosa. Nasce una passione platonica fra l’uomo che sta vivendo l’autunno della sua vita e la ragazza devota che sta sbocciando alla vita.

Irena è nata a Francoforte dopo la Liberazione, in un campo di smistamento; Ernest abbandona Czernowitz e tutta la sua famiglia e va al seguito dell’Armata rossa. Arriva in Italia e s’imbarca su una nave che raccoglie profughi. Per Ernest Irena è la porta verso la vita e grazie a lei, alla sua fede semplice e alle sue premure riesce a conciliarsi gradatamente con il suo passato. E per Irena l’amore è la fine della solitudine. Un idillio che cambia la vita di entrambi.

È la storia di due mondi, due solitudini, due generazioni approdate in Israele quasi per caso, dopo un lungo peregrinare.

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