La monaca di Simonetta Agnello Hornby

La monaca di Simonetta Agnello Hornby

In casa del maresciallo don Peppino Padellani di Opiri, c’è gran fermento: i preparativi per la festa dell’Assunzione della Vergine creano un’atmosfera festosa

Ma forse è l’ultimo giorno sereno nella vita di Agata, innamorata ricambiata del ricco Giacomo Lepre. Agata deve rinunciare al suo amore: le famiglie non riescono a trovare un accordo e, alla morte del maresciallo, la madre di Agata, donna Gesuela, decide di portarla con sé a Napoli, dove spera di ottenere una pensione dal re. L’unico piroscafo in partenza è quello del giovane capitano James Garson. Dopo un tempestoso viaggio, James e Agata si ritrovano insieme sul ponte e qui lei gli confida i propri tormenti.

A Napoli, anche per le ristrettezze economiche della famiglia, Agata viene obbligata ad entrare in convento. Nel monastero benedettino di San Giorgio Stilita, si intrecciano amori, odi, rancori, gelosie, passioni illecite e vendette. Ma Agata sembra guardare oltre: si appassiona allo studio e alla coltivazione delle erbe mediche, impara a fare il pane e i dolci, confortata dalla scansione della giornata monastica e dalla solitudine. Legge tutti i libri che James Garson le manda con regolarità e segue le sorti dei movimenti che aspirano all’unità d’Italia in casa della sorella Sandra. Ma prova sentimenti contrastanti: ha accettato la vita monastica, ma il desiderio di vivere nel mondo non l’abbandona. Non vuole dispiacere la zia badessa, ma non vuole nemmeno sacrificare il suo futuro. E intanto i sentimenti nei confronti di Giacomo Lepre cominciano a sbiadire mentre si sente sempre più attratta da James Garson, presenza costante nella sua vita.

L’AUTORE
Agata di Simonetta Agnello Hornby è capace di abitare la Storia e al contempo di portare con la propria storia di giovane donna una forza spirituale nuova. Da leggere cercando di capire il suo tempo partendo dal nostro tempo.

1 commento su “La monaca di Simonetta Agnello Hornby”

  1. “La monaca” è un romanzo deludente, sia per la storia sia per lo stile narrativo. Manca di spessore letterario, è scritto in modo elementare e con frequenti svarioni lessicali che denunciano una tessitura frettolosa.
    Sorprende la evidente mancanza di una adeguata revisione editoriale che avrebbe dovuto e potuto correggere almeno le mancanze più grossolane.
    Un raccontino da non consigliare che non può che lasciare perplessi gli estimatori di Simonetta Agnello Hornby.
    Dopo la delusione di “Bocca murata”, l’autrice, ancora una volta, resta lontana anni luce da “La mennulara” e da “La zia marchesa”, romanzi che avevano mostrato le qualità di grande scrittrice di S. A. H., qualità che dovrebbero consigliarLe di non indurgere alle pressioni delle case editrici per pubblicare, frettolosamente, qualunque cosa.

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