Il lupo e il filosofo di Mark Rowlands

È la storia di un’autentica, splendida amicizia fra un uomo ed un cane, fra Mark Rowlands e Brenin, rispettivamente l’uomo e il cane.
Mark Rowlands è un giovane docente di filosofia in un’università americana. Un giorno per caso legge su un giornale un annuncio che lo colpisce: ”si vendono cuccioli di lupo”. Incuriosito, risponde subito e qualche ora dopo è in compagnia di un cucciolo di lupo, al quale dà un nome che per lui ha un significato preciso: Brenin, che tradotto in gallese antico significa ”re”. E ne diventa il padrone felice, ma non solo: quel cucciolo di cane diventa il suo migliore amico e per undici anni è la presenza più importante nella sua vita.

Brenin lo segue dappertutto, è insieme a lui dovunque lui vada: assiste alle sue lezioni acciambellato sotto la cattedra, ne condivide tutti i momenti della vita e vive con lui avventure, gioie e dolori. Segue Mark nei suoi continui spostamenti che lo conducono dall’America all’Irlanda alla Francia, dove alla fine decide di fermarsi, sempre accompagnato da Brenin: amico fedele fino all’ultimo.
Quando il lupo viene a mancare, Mark Rowlands vive dei suoi ricordi: non può dimenticare quante lezioni di vita abbia saputo trasmettergli la natura selvaggia del suo amico! Mark aveva stabilito delle regole per la loro convivenza: non l’aveva mai lasciato solo in casa, perché sapeva che i lupi si annoiano in fretta e per questo lo aveva abituato ad andare insieme a lui ai corsi universitari; lo aveva addestrato con metodo ma con affetto e il piccolo ”re” intuiva questo suo affetto. E le aveva accettate tutte quelle regole.
E come dimenticare le lunghe corse nei prati e nei boschi dell’Alabama che Mark gli imponeva per osservarne il movimento? Momenti che non riesce a dimenticare, perché anche momenti di arricchimento e di conoscenza. Gli sembra di vederlo ancora davanti a sé, correre avanti e indietro con spalle e dorso che restavano piatti e orizzontali, e scivolare quasi sul terreno come se galleggiasse a qualche centimetro da terra: scivolava, infatti, sul terreno, senza sforzo, come fanno tutti i lupi.
Secondo l’autore, l’anima del lupo emerge dal suo movimento: è un animale incredibilmente forte, indifferente o gentile con i cani certamente più deboli di lui. È questa la sua “moralità”: non sfrutta, non converte il debole, non si adatta come le scimmie alle circostanze. Il lupo non è calcolatore. Ed è questa la lezione di vita che viene da questo saggio: saper dare senza pretendere di avere.
L’AUTORE
Mark Rowlands
insegna filosofia all’università di Miami. Autore di numerosi saggi e articoli specialistici, ha pubblicato due libri di divulgazione filosofica: The Philosopher at the End of the Universe (2003) e Everything I Know I Learned from TV (2005).

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