La Democrazia e l’Arcaico di Giampiero Marano

Il destino poetico dell’uomo contemporaneo

Lo sviluppo in senso esclusivamente materiale dell’Occidente ha determinato una drastica “rimozione” delle categorie del simbolico, dell’estetico, del gratuito, del sacro (fondamentali invece in ogni civiltà arcaica) dall’orizzonte dell’esperienza culturale, sociale e politica.

Oggi però, paradossalmente proprio mentre l’egemonia dell’apparato tecno-scientifico si estende oramai a tutto il mondo, l’arcaico riaffiora in modo imprevisto e sembra annunciare un futuro molto diverso da quello, mediocre e uniforme, prospettato dai fautori della globalizzazione.

Ne ”La democrazia e l’arcaico” l’autore legge una tendenza della poesia italiana contemporanea, il mitomodernismo, alla luce di tematiche mutuate dalle culture novecentesche del reincantamento (ad esempio, il neo-comunitarismo e l’antiutilitarismo o, per certi aspetti, soprattutto il tradizionalismo di Guénon e Coomaraswamy), evidenziando come la poesia, intesa come forza mitico-simbolica per sua natura “metastorica”, può svolgere un ruolo fondamentale, forse decisivo, nella costruzione di una nuova e più umana civiltà del Significato.

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