Il visionario di Julien Green

Il visionario di Julien Green

In una provincia che potrebbe essere l’Alvernia, dopo la morte dei genitori il diciottenne Manuel si trasferisce dalla zia materna, la signora Plasse

Nella casa della zia vive anche la figlia di lei, Marie Thérèse, di quattordici anni, per la quale il cugino sembra nutrire un’attrazione morbosa, che però la ragazza non ricambia.

La signora Plasse è dura e algida con la figlia, ma riversa sul nipote amore e attenzioni che contrastano con il suo carattere chiuso e incapace di slanci. Ma neanche l’amore della zia può proteggere Manuel dalle accuse mosse da un’amica di Marie Thérèse. Perciò il ragazzo viene allontanato e mandato a lavorare nel castello non lontano dal paese, dove vivono un anziano conte ormai in punto di morte e la figlia, una donna bellissima e misteriosa.
È la storia di un erotismo silenzioso e violento che sconfina nel sogno, nell’irrealtà, perché solo il sogno può servire a raccontare, e forse spiegare, l’assurdo in cui viviamo immersi.

L’AUTORE
Julien Green (1900-1998), nato a Parigi da genitori americani protestanti, fu volontario nell’esercito francese durante la prima guerra mondiale. Nel 1916 si convertì al cattolicesimo (da cui poi si allontanò per ritornarvi nel 1939). Congedato nel 1919, terminò gli studi negli Stati Uniti. Rientrato in Francia nel 1922, avviò un’intensa produzione letteraria che comprende scritti autobiografici, opere teatrali e soprattutto romanzi: dai primi, Mont-Cinère (1926), Adrienne Mesurat (1927) e Leviatan (1929), storie di passioni tormentate in soffocanti ambienti di provincia, fino ai più recenti I paesi lontani (1987) e Il canto del Sud (1995), una saga sulla storia e la società della Virginia.

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