Niente e così sia di Oriana Fallaci

Niente e così sia di Oriana Fallaci

Una donna, una giornalista, parte per la guerra dove si trova ad assistere, appena arrivata, davanti al dramma di una fucilazione e ad una più drammatica sanguinosa battaglia, quella di Dak To, villaggio ai confini della Cambogia con il Vietnam. Qui comincia a scrivere il suo diario che è il diario di un anno della sua vita e vuole rispondere alla domanda di una bambina: ”La vita cos’è?”. Giorno dopo giorno, rischiando in ogni momento la vita, la donna va alla ricerca di una risposta quasi impossibile e annota tutto ciò che vede o che ascolta: e prova insieme paura, pietà, rabbia. Ne nasce un racconto che quasi inavvertitamente assume i contorni di un romanzo, con personaggi non inventati.

Il personaggio di François Pelou, l’amico francese che la guida con buona coscienza, il personaggio di Nguyen Ngoc Loan, lo spietato generale che le piangerà tra le braccia, il personaggio di Pip, il sergente che perde la memoria in combattimento e lei gliela rintraccia per buttarla via, infine i soldati, i vietcong, i giornalisti intorno ai quali si snoda lo spettacolo assurdo della guerra, l’offensiva di Tet, l’assedio di Saigon, il dolore che esplode nell’atroce preghiera ”Dacci oggi il nostro massacro quotidiano, liberaci dall’insegnamento che ci dette tuo Figlio, tanto non è servito a niente e così sia”.

La risposta che la donna cerca verrà solo da ultimo quando, lasciato il Wietnam, essa va in Messico per documentare una rivolta di studenti. E qui, coinvolta nella strage del 2 ottobre, viene colpita da una raffica di mitra.

È la vigilia dello sbarco sulla luna e sulla terra si continua ad ammazzarci come mille, diecimila anni fa.

Alla sorellina Elisabetta, che le aveva chiesto ”Cos’è la vita?”, ora può dare una risposta:
”La vita è una cosa da riempire bene, senza perdere tempo. Anche se a riempirla si rompe”.
”E quando è rotta?”.
”Non serve più a niente. Niente e così sia”.

La donna è Oriana Fallaci e il libro, autobiografico, va oltre il valore di un documento storico, di un diario unico nel suo genere. La guerra infatti è solo un pretesto scelto dalla Fallaci per frugare nel cuore degli uomini che vanno sulla Luna e poi si ammazzano come mille, diecimila anni fa. Brutale, disperato, ricco di umanità, questo libro è un atto di coraggio: una condanna feroce e un’invocazione straziante per gli uomini che, le ricorda François citando Pascal, non sono né angeli né bestie ma angeli e bestie.
È anche il libro più importante e più utile di Oriana Fallaci. Seduce i giovani e forse irrita i vecchi, ma insegna a tutti ad amare la vita.

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