Che successo per Lefebvre: “La Fuggitiva” debutta alla grande

Un vero e proprio thriller, in cui non esistono picchi di interesse, semplicemente per via del fatto che il ritmo rimane sempre estremamente coinvolgente e intrigante. Ne “La Fuggitiva”, che si può acquistare anche su Amazon, la soglia dell’attenzione non cala proprio perché il lettore viene messo nelle perfette condizioni per non abbassare mai la guardia, lasciandosi completamente ammaliare dall’intrigo che si snoda lungo diversi luoghi.

Il personaggio del commissario Gerard

Questo romanzo di cui potete anche leggere una piccola anteprima, non ha pecche dal punto di vista deduttivo, in cui non mancano anche i momenti di riflessione del commissario Gerard. Nella narrazione si stagliano, infatti, delle vere e proprie pause, in cui Gerard riflette su parti, momenti e persone della propria vita, sia al tavolino di un bar che sul divano della propria abitazione.

Eppure, uno dei grandi pregi di Carlo Lefebvre è stato quello di non disegnare Gerard come il detective che ha sempre ragione e difficilmente commettere degli errori, tipica figura che imperversava nei primi anni che hanno caratterizzato il genere giallo. Certo, non è un caso che Gerard abbia dato il nome “Dupin” a uno dei cagnolini che ha salvato dal canile, ma in realtà la descrizione migliore per il commissario è quello di un professionista, indubbiamente competente e intelligente, ma che va a combinare, durante tutto l’arco narrativo, le abilità a livello lavorativo, l’intelligenza e un notevole spirito di osservazione.

Impossibile non affezionarsi a Gerard: arrivato ai cinquant’anni, deve convivere con due problemi, entrambi in campo sentimentale. Da una parte porta con sé le ferite legate al passato e dall’altro la grande paura di non essere in grado di innamorarsi di nuovo. E alla fine le due problematiche si fondono in una sola, che ha un nome, ovvero Michelle. La sua ex compagna, il suo grande amore che è terminato in modo brusco e improvviso, inatteso, lasciandogli in mano dei progetti di vita e anche un sentimento che non accenna a ridursi.

L’uso delle citazioni, che non scadono mai nella banalità

Uno dei tratti principali di questo bellissimo romanzo è rappresentato anche da un aspetto che solo i più attenti sono in grado di notare. Ovvero le citazioni, che non si tramutano mai in definizioni pedanti, ma che al contrario riescono a rappresentare e mettere in evidenza correttamente diverse atmosfere.

La citazione che accompagna l’aperitivo al Pérnod, che riesce ad avvicinare molto il commissario Gerard a Maigret, senza dimenticare le sue immancabili e inseparabili sigarette Chesterfield, creando un legame con il James Bond di Vivi e “lascia morire”. Citazioni tratte dalla più disparata letteratura, riprendendo vari aspetti anche multietnici, lasciando ispirare da Habib Selmi, Fatema Mernissi, André Breton, Ashley Hay, Charles Baudelaire, Robert Musil e Oscar Wild. Non mancano anche le citazioni legate dal cinema, come quelle nei confronti di Abdellatif Kechiche e Marcel Carné, così emerge anche uno stretto legame con la musica, in particolar modo con Dietrich Buxteude, Giovan Battista Pergolesi e gli Armada.

Un debutto che hanno avuto in pochi, per un libro tutto da assaporare: un romanzo che trasuda realtà e che apprezzato in ogni suo dettaglio.

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