Il poeta Edoardo Sanguineti è morto: si apre l’inchiesta per omicidio sulla sua morte

La Commissione di inchiesta della Camera sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali ha aperto un’indagine sulla morte del poeta e critico Edoardo Sanguineti, deceduto per un blocco cardiaco dopo un intervento chirurgico all’ospedale Villa Scassi di Genova Sampierdarena. L’intellettuale genovese, ricoverato per un aneurisma – si legge in una nota della Commissione – era stato sottoposto ad un’operazione, inizialmente condotta senza complicazioni ma poi improvvisamente precipitata. Sul caso, la Procura di Genova ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Il Pm Patrizia Petruzziello ha fatto sequestrare la cartella clinica di Sanguineti ed è intenzionata a sottoporre la salma ad autopsia.

LE INDAGINI
Daremo il nostro contributo per far luce sulla vicenda, procedendo di pari passo con le indagini condotte dalla magistratura“, commenta il presidente della Commissione Leoluca Orlando. “Per questo – aggiunge – abbiamo inviato una lettera all’assessore alla Sanità della Regione Liguria Claudio Montaldo in cui chiediamo che ci venga fornita una relazione dettagliata su quanto avvenuto, con tutte le informazioni utili a evidenziare eventuali responsabilità individuali o disfunzioni strutturali. L’inchiesta da me disposta – conclude Orlando – è un atto di doveroso rispetto del diritto alla salute, uno dei diritti costituzionali ai quali Sanguineti dedicò il suo impegno politico e la sua straordinaria poesia“.

LE ACCUSE DI OMICIDIO COLPOSO
Intanto, sul caso della morte del poeta ligure interviene Pietro Forestieri, presidente del Collegio italiano dei chirurghi (Cic). “Il fatto che il decesso di Edoardo Sanguineti, accaduto in una sala operatoria italiana e al termine di un intervento, configuri, ovviamente e come atto dovuto, l’ipotesi di un omicidio colposo – osserva –, non è più concepibile e non è assolutamente più tollerabile che per un atto chirurgico si usi il termine omicidio colposo“.
L’assetto normativo – sostiene – è assolutamente insufficiente per la tutela della professione del chirurgo, la cui responsabilità, civile e penale, andrebbe completamente rivista, tenendo presente la complessità, la specificità e l’adeguatezza sociale dell’atto chirurgico. Solo recentemente, dalle Sezioni unite penali è stato affermato il principio che l’atto chirurgico in sè non costituisce un atto lesivo, ma che è finalizzato a scopi terapeutici. Dobbiamo premettere e non dimenticare mai – continua Forestieri – che ogni intervento chirurgico comporta complicanze generiche, specifiche e mortalità in percentuali note, riportate dalla letteratura internazionale e che sono puntualmente illustrate al paziente e/o ai familiari“.

IL DANNO SOCIALE
Lo specialista afferma che, “pur non conoscendo nel dettaglio il caso specifico di Edoardo Sanguineti, senza tema di smentita si trattava di un caso a elevatissima mortalità, anche ben oltre il 50%. Può sembrare paradossale e provocatorio, ma non lo è: in casi analoghi in alcuni Paesi si pone addirittura in discussione l’intervento in sé, mentre in Italia è invece ovvio e naturale parlare non di complicanze legate al paziente e alla malattia, non di mortalità legata al paziente, alla malattia e all’urgenza, ma di malasanità e di omicidio colposo. Una situazione insostenibile e non più tollerabile“, sottolinea. Il Cic rinnova la “propria disponibilità a collaborare con i ministeri interessati per la risoluzione di un grave problema che non colpisce una categoria professionale, ma che comporta un grave danno sociale, diretto e indiretto“.

Lascia un commento