Euflazione: l’anello mancante dell’economia di Antonio Miclavez

Tra pochi sarà giorni in libreria il nuovo libro di Antonio Miclavez, coautore del bestseller Euroschiavi e attualmente attivo nella diffusione di NoEuro, la nuova moneta complementare pensata per i comuni

Dopo l’enorme successo di Euroschiavi, scritto a quattro mani con Marco Della Luna, Antonio Miclavez torna a denunciare quelle irregolarità del sistema bancario che hanno pesanti ricadute sulla vita quotidiana di ognuno di noi. Ma questa volta l’autore si spinge oltre, proponendo un concetto tanto semplice quanto osteggiato.

L’euflazione, vero e proprio neologismo attualmente bannato da Wikipedia, descrive la condizione in cui la quantità di denaro in circolazione è correttamente bilanciata e capace perciò di garantire un’economia sana. Dove sana significa a vantaggio dei cittadini, o meglio … della maggior parte di loro. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Inflazione e deflazione sono situazioni economiche di cui tutti parlano e che influenzano in maniera decisiva la vita di tutti, dal governo di uno Stato alla grande multinazionale, dalla famiglia al piccolo risparmiatore. Esiste però un terzo concetto di cui nessuno parla mai: l’euflazione. Di cosa si tratta?

L’euflazione è la quantità di denaro adeguata a garantire stabilità ai prezzi e a facilitare le transazioni commerciali nel modo più agile e meno costoso. È la situazione più vantaggiosa per i cittadini, ma la più sconveniente per le banche. Le banche infatti si arricchiscono quando il denaro scarseggia, perché – creandolo dal nulla – possono prestarlo ai cittadini a tassi d’interesse estremamente alti. L’attuale mancanza di denaro in circolazione non è altro che il risultato di una strategia di arricchimento del cartello bancario.

L’euflazione è quindi una manna dal cielo per i cittadini. Ma allora perché nessuno ne parla?
Perché è un concetto tanto semplice quanto fastidioso e perché la cultura finanziaria è manipolata dal cartello bancario. I media non ne parlano, i governi non la incoraggiano e gli istituti finanziari non la perseguono. Persino Wikipedia l’ha bannata! Il mio nuovo libro nasce proprio per rompere questo muro di silenzio e denunciare al tempo stesso la falsità e la corruzione del regime monetario e finanziario internazionale.

Come farà l’euflazione a liberarci dall’inflazione e a salvarci dall’attuale crisi finanziaria?
Quando il concetto di euflazione comincerà a circolare, sarà immediato comprendere che la messa in circolo di nuovo denaro rappresenta un contesto vantaggioso per l’economia dei cittadini. A quel punto il cartello bancario non potrà più giustificare la mancata messa in circolazione di denaro nuovo con la scusa che questo crea inflazione, ovvero troppo denaro.

Perché quindi leggere Euflazione: l’anello mancante dell’economia?
Per renderci conto che la crisi di liquidità in circolazione è voluta dalle banche e che la soluzione è semplice: mettere in circolazione denaro a costo zero. Tanto per cominciare, il denaro necessario a sanare il cosiddetto debito pubblico si potrebbe avere a costo zero, se solo venisse creato dallo Stato e non dalle banche. Perché pagare le banche, che ormai posseggono quasi tutti i titoli di Stato? Ma soprattutto perché continuare a pagare un debito matematicamente insanabile?

A chi si rivolge il libro?
Ai cittadini che vogliono capire perché c’è la crisi pur essendoci risorse in abbondanza; ai docenti universitari di economia perché, visto che la finanza è ”creativa”, è ora che inizino a insegnare quella che avvantaggia i cittadini e non le banche; ai finanzieri, ignari esecutori in buona fede di un sistema fiscale al soldo delle banche; alle società che sono nel discutibile business del recupero crediti, e senza rischiare in proprio, chiedono in nome dello Stato e con interessi da capogiro ciò che lo Stato dovrebbe riscuotere da sé a costi ben più contenuti; ai Presidenti d’Italia che hanno firmato il Golpe di Maastricht, cedendo definitivamente la sovranità monetaria a un organo privato sopranazionale; ai Governatori di Bankitalia, che vengano finalmente eletti dal popolo e non dalla Goldman Sachs; ai commercialisti, che si rendano conto che applicando leggi che sanno essere ingiuste e anticostituzionali (come per esempio quella sullo studio di settore), diventano il tramite di un furto legalizzato che danneggia i loro concittadini; a chi è fallito, per fargli capire che forse non è stata solo colpa sua. E infine a chi vuole creare un mondo libero da un sistema bancario nemico dell’umanità.

A seguire alcuni passi tratti dal libro
Euflazione: l’anello mancante dell’economia di Antonio Miclavez

La gente comune non ha affatto coscienza del concetto di inflazione ma teme fortemente le sue implicazioni. Da questo atteggiamento timoroso traggono vantaggio gli organi preposti alla gestione e al controllo della sfera economico-finanziaria, nel nostro caso individuabili con precisione nella Banca Centrale Europea e nel suo attuale Amministratore Delegato Jean-Claude Trichet. A loro è affidata la delicata funzione di garantire la stabilità dell’economia europea agendo, se necessario, anche sull’inflazione.

Il problema sta nel fatto che tale compito viene esercitato ben al di fuori dei canoni di intelligibilità, trasparenza e chiarezza che dovrebbero di diritto contraddistinguere l’operato dell’istituzione, assumendo spesso e volentieri i caratteri di pura propaganda e dipingendo l’inflazione come uno spettro che aleggia costantemente sopra le nostre teste, sempre pronto a colpire e affondare l’economia nazionale.

La BCE – e prima di essa le banche centrali nazionali – si è dimostrata spesso e volentieri restia a immettere nuovo denaro in circolazione, legando la sua riluttanza alla convinzione che l’immissione di base monetaria crea sempre e incondizionatamente inflazione e quindi aumento dei prezzi. Tale credenza è figlia di teorie oggi superate di stampo keynesiano e smithiano. La logica che ne sta alla base sostiene che ogni euro che si va ad aggiungere alla massa di denaro già in circolo causerebbe inflazione. Ma l’assioma – troppo denaro in circolazione = inflazione – la cui ottemperanza costa il sacrificio di tante vite (in termini economici) è effettivamente corretto?

A questo punto sorge spontanea una domanda: fra le due condizioni apicali [inflazione e deflazione], entrambe nocive per l’economia nazionale e portatrici di pesanti ripercussioni ai danni di consumatori e piccoli risparmiatori, non è possibile individuarne una terza – mediana e virtuosa – caratterizzata da una situazione in cui il denaro in circolazione non sia né troppo né troppo poco e il livello dei prezzi rimanga costante?

È possibile, questa condizione esiste e noi definiamola euflazione, anche se finora non è stata ancora descritta né – e questa è una mia deduzione – è particolarmente desiderata dagli organi preposti alla distribuzione e al controllo della massa di denaro circolante – le banche ovviamente. Su una massa di denaro circolante di 6.000 miliardi, un aumento del costo del denaro dello 0,5% – voluto da Mr. Trichet, il quale giustamente cura gli affari della banca ”privata” (e qui mi riferisco proprio alla BCE…) di cui è Amministratore Delegato – porta nelle casse della banca centrale trenta miliardi di euro all’anno. Entrata, questa, che non richiede alcuna controprestazione. Di contro, una qualunque azienda che si trova ad affrontare un aumento di spesa dovuto agli interessi passivi carica di tale costo la merce, creando quindi inflazione.

Un sistema che ricorda molto il vecchio attrezzo ottocentesco della garrotta collegata al bastone: girando quest’ultimo la garrotta si stringeva lentamente attorno al collo del condannato, soffocandolo progressivamente. La stessa morte – economicamente parlando, è ovvio – è riservata in sorte a tutti i cittadini assoggettati al potere bancario. La gestione del nostro denaro da parte del cartello bancario ci costa l’equivalente del bilancio statale.

”La Banca d’Italia – come si legge all’interno del Krugman-Wells, uno dei manuali di macroeconomia più diffusi – è un ente di diritto pubblico, ma è di fatto una società per azioni, il cui capitale è detenuto dalle più grandi banche e compagnie d’assicurazione d’Italia”.

Attualmente il maggior azionista è il gruppo Intesa-San Paolo mentre, come già detto in precedenza, la fetta azionaria che rappresenta lo Stato è costituita dal misero 5% in mano all’INPS. Essendo composta dalle banche centrali nazionali (ma diretta da un Comitato Esecutivo completamente indipendente) anche la BCE ovviamente ha la stessa natura privatistica della Banca d’Italia. Lo Stato si dovrebbe riappropriare di Bankitalia – basterebbe portare il capitale sociale dai miseri 156.000 di oggi ai 20 milioni appannaggio minimo di ogni altra banca sul mercato facendo finanziare lo Stato che con tale quota acquisirebbe il 99% del pacchetto azionario – creando il proprio denaro senza utilizzarlo sistematicamente per l’acquisto di Titoli di Stato e prestando attenzione a mantenere l’economia nella condizione di euflazione, ovvero stabilizzare il livello dei prezzi calibrando l’offerta di denaro e variando i tassi di interesse all’interno di un range compreso fra il -3% e il +3%.

Le banche dovrebbero essere tutte statali e non perseguire fini di lucro. Nel caso in cui dovessero essercene di private, queste non dovrebbero avere la potestà di creare denaro creditizio come invece hanno ora. Inoltre dovrebbero avere la possibilità di concedere in prestito esclusivamente il denaro realmente detenuto e l’operazione non dovrebbe comunque essere finalizzata al guadagno privato.

In attesa di tale lieto evento, in caso di mancato recepimento del problema da parte dello Stato, i comuni e le province dovrebbero emettere una moneta complementare che viaggiando in parallelo alla moneta a corso forzoso – l’euro – aumenterebbe il potere di acquisto dei cittadini senza caricarli di interesse.

Esiste poi una proposta ancora più coraggiosa e al tempo stesso ancora più equa. Essa si basa sull’ambizioso progetto di demolire la parte del sistema finanziario italiano che permette al meccanismo sopra descritto di funzionare, estirpando il potere economico dalle mani delle banche private – le quali lo utilizzano per il loro esclusivo tornaconto – e riconsegnandolo nelle mani del legittimo proprietario: lo Stato, in rappresentanza del popolo.

testi e immagini tratti da:
Antonio Miclavez

Euflazione: l’anello mancante dell’economia
A FEBBRAIO IN LIBRERIA
www.ariannaeditrice.it www.macroedizioni.it

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