Un uomo solo di Christopher Isherwood

George, un professore inglese non più giovane, vive in California. È solo, il suo amato compagno è morto in un incidente e lui ne sente la mancanza con un dolore lancinante e una nostalgia che forse nessuno può o vuole capire perché lui è…gay, un uomo innamorato di un giovane uomo che ora non c’è più. Un sentimento forse disprezzato, forse incompreso, ma certamente autentico e profondo per essere considerato scandaloso.

L’AUTORE
Christopher Isherwood era nato nel 1904 in una famiglia della piccola nobiltà inglese. Suo padre, Frank, era stato un pittore e ufficiale dell’esercito britannico dato per disperso in una battaglia in Francia nel 1915. Molto probabilmente era morto e Isherwood scriverà nel 1971 un libro sui suoi genitori, intitolato “Frank and Kathleen”, ancora inedito in Italia. La madre lo educò come volevano le regole sociali e Isherwood si ribellò ben presto al conformismo e ai privilegi della sua classe sociale. Forse fu proprio la scoperta e l’accettazione della sua omosessualità a farlo diventare un ribelle alla ‘vecchia’ Inghilterra colonialista.

Fin dall’università ebbe amici tra scrittori e poeti di idee radicali e soprattutto il coetaneo W.H. Auden, che era dichiaratamente gay e marxista. Dieci anni dopo avrebbe raccontato la sua “educazione negli anni Venti” nel romanzo autobiografico “Leoni e ombre”, in cui appare anche Auden e in cui Isherwood svela i sentimenti, le mode, il gergo dei giovani inglesi colti del suo tempo. Auden, che è giustamente considerato il maggior poeta inglese del Novecento, scrisse insieme a Isherwood tre drammi teatrali, ancora inediti inItalia ( “The dog beneth the skin “nel ’35, “The ascent of F6” del ’36 e “On the frontier” del ’38 ). Nel 1939 lasciarono insieme Londra per gli Stati Uniti.

La loro scelta fu invisa dalla stampa britannica: erano entrambi celebri e abbandonavano il paese quando la guerra era ormai imminente, il conflitto sarebbe scoppiata a settembre quando Hitler avrebbe invaso la Polonia. Isherwood non aderì al marxismo nonostante l’amicizia con Auden e altri artisti, era un liberale di sinistra, ateo e pacifista. Il suo secondo romanzo, “The Memorial”, era stato pubblicato nel ’32 da Virginia e Leonard Woolf nella loro prestigiosa casa editrice, la Hogarth Press. Virginia Woolf ammirava Isherwood. Il giovane romanziere era amico e grande ammiratore letterario anche di E.M.Forster, l’autore di “Camera con vista” e “Passaggio in India”, che gli mostrò il manoscritto di “Maurice”, il romanzo a tematica gay e autobiografico, che sarebbe stato edito solo dopo la morte di Forster nel 1971.

Insomma Isherwood era uno dei protagonisti della vita intellettuale e sociale inglese e approdò in America dove, piuttosto al verde, riuscì a raggiungere Hollywood e venne assunto come sceneggiatore cinematografico. Gli anni trascorsi a Berlino, in cui aveva vissuto impartendo lezioni di inglese, lo avevano profondamente segnato, nel ’35 aveva scritto un libro, “Addio a Berlino”, su alcuni personaggi conosciuti nella metropoli. Tra loro spicca la simpatica e sventata Sally a cui il coreagrafo-regista Bob Fosse si sarebbe ispirato per il suo film capolavoro “Cabaret” (1972), interpretata dalla grande cantante-attrice Liza Minnelli. Nel ’39 uscì in Inghilterra un altro libro di Isherwood sugli anni berlinesi “Il signor Norris se ne va”. In America Isherwood scelse di restare pacifista e in caso di entrata in guerra dell’America decise di fare domanda come obiettore di coscienza.

Isherwood era antinazista e aveva letto o assistito a Berlino alle violenze quasi quotidiane delle squadracce di Hitler. Non voleva combattere contro i tedeschi per una ragione privatissima: non voleva rischiare di uccidere o ferire Heinz. Per quanto egli sapesse che era improbabile che al fronte si sarebbe ritrovato di fronte proprio l’armata in cui Heinz era obbligato a combattere aveva ipotizzato che questa eventualità non era impossibile. In alcuni libri raccontò questa scelta.

Nel 1940 Isherwood che frequentava scrittori come il raffinato Aldous Huxley, attrici come Greta Garbo, che descrive innegabilmente affascinante, nonché tutto il mondo gay, velato o meno, della costa californiana, sentì il desiderio di fare una nuova esperienza umana e spirituale. Vi era a Hollywood un centro della filosofia Vedanta e lo scrittore chiese al Guru che lo guidava di essere ammesso, dichiarando nel primo incontro di essere gay. Il Guru lo accettò tra i discepoli ed ebbe inizio un rapporto umano straordinariamente bello, fatto di amore fraterno e rispetto reciproco, tra Isherwood e Prabhavananda, il cui nome, prima di diventare monaco induista, era stato Abanindra Nath Ghosch.

Prabhavananda era nato nel 1893 a Surmanagar, nella regione indiana del Bengala. Giovanissimo era diventato discepolo di un famoso Guru e monaco. Il ‘tentativo’ spirituale di Isherwood suscitò rispetto tra gli artisti e un certo dileggio nel mondo gay, soprattutto da parte di un affascinante e problematico ‘american gigolò’ che Isherwood descrisse in due libri con il nome di Paul e poi di Danny. Con Paul o Danny Isherwood visse un’amicizia e non un amore, cercò di aiutarlo in ogni modo, lo sostenne con ingenti aiuti economici e lo andò a trovare quando, dimenticato da tutti, era ammalato.

Alcuni amici di Isherwood andarono a lamentarsi con Prabhavananda del comportamento di Isherwood: frequentava bar gay, beveva troppo, sperimentava gli effetti dell’hashish e della mescalina, ospitava Paul o Danny a casa sua. Il Guru rispose: “Pregate per lui” dimostrando saggezza ed ironia.

La filosofia Vedanta è una dottrina filosofica induista, nata in India, e che si ispira ad un grande testo sacro : la “Upanishad”, composto tra l’800 e il 400 a.C. La religione induista è la più diffusa in India. Il Guru insegnò a Isherwood la meditazione, l’amore verso il prossimo e moltissimo altro. Il loro rapporto umano si concluse nel 1976 quando Prabhavananda morì. Isherwood non volle diventare monaco perché non riuscì a liberarsi del desiderio sessuale e della passione per gli alcoolici. Nel ’53 incontrò il grande amore della sua vita: un ragazzo americano di 19 anni, Don Bachardy, studente di disegno, con cui convisse fino alla morte. Isherwood morì in California, a 82 anni, nel 1986, probabilmente aveva raggiunto quell’equilibrio e quella serenità a cui aspirava.

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