La dogana del vento di Folco Quilici

Un fiero popolo guerriero. Una grande amicizia spezzata dalla Storia. Un amore più forte dei ricordi

Siamo nella seconda guerra mondiale, nell’aprile del 1945. In una valle prealpina, a Villa Alta, sotto l’imponente maniero della Dogana del Vento, sono rifugiati il quindicenne Guido e sua madre. Una sera, al cancello di Villa Alta, si presenta Pjotr, un cosacco poco più grande di lui, e fra i due ragazzi nasce un forte legame d’amicizia. Non è un caso raro che nascesse allora una grande amicizia fra un italiano e un cosacco. Infatti, negli anni del seconda guerra mondiale, circa ventimila cosacchi antibolscevichi combatterono volontari accanto ai tedeschi e agli italiani. Ormai prossimi alla fine del conflitto, i cosacchi cercarono un accordo con i vincitori ma furono rimpatriati, condannati per tradimento e giustiziati oppure inviati nei gulag siberiani.

Dopo, con la Liberazione, Guido perde ogni traccia di Pjotr, cerca inutilmente con ogni mezzo di conoscerne la sorte e poi si convince che l’amico è stato ucciso da un gruppo di banditi jugoslavi. Passano gli anni, quei mesi terribili sbiadiscono nel ricordo. All’improvviso, per una strana coincidenza, Guido prova l’intenso desiderio di conoscere la vera sorte dell’amico perduto: i giornali scrivono di una giovane promessa del calcio italiano, figlio di un cosacco fuggiasco. Spera subito che sia il figlio di Pjotr. Allora Guido riesce a rintracciare Erminia, la donna che anni prima ha amato un cosacco dal quale ha avuto un figlio: forse potrà dargli notizie di Pjotr. Con Erminia stabilisce un rapporto alimentato dal comune ricordo di quel cosacco di cui si sono perse le tracce. Forse uniti da quel ricordo comune del passato Guido ed Erminia potranno avere un futuro…

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