Jezabel di Irene Nemirovsky

Gladys, una bellissima ereditiera non più giovane ma ancora bellissima e affascinante, si trova nell’aula di un tribunale perché imputata dell’omicidio del suo giovanissimo amante.
La condanna sarà lieve, poiché la difesa invoca il movente passionale. Ma la verità nessuno la conosce, Gladys ha cercato in ogni modo di nasconderla, ma supplica i giudici di punirla secondo giustizia. L’autrice svela man mano il segreto di questa donna vittima purtroppo di un narcisismo estremo, che vuole più di ogni altra cosa rimanere sempre bella, di essere amata per sempre e per questo è arrivata a uccidere.

Il romanzo inizia con il primo ballo in società di Gladys, giovane e semplicemente incantevole, per arrivare alla sera del delitto, in cui si comprendono non solo la storia, ma anche le dinamiche che i semplici fatti nascondono. Il passato della protagonista emerge dalle pagine ma mano che si va avanti nella lettura. È una vicenda avventurosa e tragica, che si snoda lungo un viaggio da Londra a New-York, da Nizza a Parigi, in un clima Belle Epoque, che fa rivivere un pezzo di storia europea con protagonisti ricchi, cancellati per sempre dalla seconda guerra mondiale.
E troviamo una Gladys Eysenach di una bellezza che il tempo non ha ancora scalfito e che suscita l’invidia delle donne presenti nell’aula. Ma quando vengono pronunciate le arringhe, tutta la sua bellezza è come svanita e Gladys è soltanto una donna vecchia e sfinita, che a mani giunte prega i giudici di punirla secondo giustizia.
Jezabel è un’analisi profonda e spietata del narcisismo. E in realtà Gladys è una donna schiava della sua bellezza, dell’amore per la propria bellezza, dell’amore di sé legato all’immagine della bellezza e della giovinezza.
L’AUTRICE
Irène Némirovsky nasce a Kiev nel febbraio del 1903 in una famiglia di religione ebraica.
Passa la sua infanzia in Ucraina con il padre, un ricco banchiere sempre troppo impegnato nel suo lavoro, e una madre assente. Irène cresce soprattutto con la sua governante dalla quale impara la lingua francese, che per tutta la vita sente come più sua.
Dal 1913 al 1919 la famiglia di Irène è costretta a trasferirsi molte volte: nel 1913 a San Pietroburgo e nel 1918 in Finlandia per scappare alla Rivoluzione Russa e in seguito a Stoccolma. Nel 1919 finalmente arriva in Francia, a Parigi, dove una governante inglese si occupa dell’educazione di Irène che riesce a superare gli esami di maturità. Proprio in questo periodo Irene si dedica alla scrittura. Nel 1921 pubblica il suo primo testo sulla rivista con cadenza bisettimanale “Fantasio” e nel 1923 scrive la sua prima novella dal titolo “Un bambino prodigio”. Diventa famosa nel 1929 con il romanzo “David Golder”. Anche “Il ballo” pubblicato l’anno successivo riscuote un grande successo.
Nel 1935 Irène chiede la nazionalità francese ma le viene rifiutata e nel 1939 si converte al cattolicesimo. Nel 1940 a fronte della pubblicazione dello Statuto degli Ebrei si interrompe la sua collaborazione con il settimanale “Candide”. La rivista “Gringoire” invece, pur essendosi trasformata in una rivista dichiaratamente antisemita, decide di continuare a pubblicarla sotto pseudonimo.
La legge riconosce Irène Nemirovsky come un’ebrea. Irène non può più pubblicare e suo marito non può più portare avanti la sua professione di banchiere. Si trasferiscono a Issy-l’Évêque dove già avevano nascosto l’anno precedente le figlie.
Nel 1942 la guardia nazionale francese arresta Irène Nemirovsky che passa subito due notti a Toulon-sur-Arroux. Trasportata presso il campo di internamento di Pithiviers Irène viene deportata ad Auschwitz dove trova la morte il 17 agosto del 1942.
Anche suo marito che ha combattuto molto per cercare di liberarla viene deportato ad Auschwitz ed ucciso il giorno stesso del suo arrivo pochi mesi dopo la morte di Irène. Le figlie sono riuscite a salvarsi e a salvare i capolavori “Suite francese” e “Il calore del sangue”, scritti durante gli anni della guerra.
Di Irène Nemirovsky sono stati pubblicati anche “Come le mosche d’autunno” (1931), “L’affare Kurilov” (1933), “Giorno d’estate” (1935), “Due” (1936), “Jezabel” (1936), “La moglie di Don Giovanni” (1938), “Notte in treno” (1939), “I cani e i lupi” (1940), “I doni della vita” (1941).

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