Panino al prosciutto di Charles Bukowski

Siamo a Los Angeles, una città duramente provata dalla Grande Depressione degli anni Trenta.
A Los Angeles vive Henry Chinaski, un ragazzo figlio di immigrati tedeschi, che si aggira fra le periferie urbane per scoprire la sua America. Henry ha una vita difficile, una vita di solitudine, fra l’indifferenza della famiglia (ha un padre che lo picchia continuamente) e la derisione dei suoi coetanei che lo emarginano, mentre lui cerca disperatamente la loro amicizia. E manca ad Henry anche il conforto di un’amicizia femminile, perché è timido con le ragazze: una terribile acne che lo costringe a lunghe cure ambulatoriali crea in lui una dolorosa sensazione di disagio che gli impedisce di avvicinarsi all’universo femminile.

Henry Chinaski è un adolescente ribelle, con le sue inquietudini e le sue incertezze, incapace di adeguarsi al mondo che lo circonda e tanta voglia di libertà. Cerca di mettersi in vista con rabbia, cercando di emergere e distinguersi come ”duro” della scuola e del quartiere, poi man mano si allontana da quel mondo che non accetta, dalle illusioni di ricchezza e benessere del padre, dal perbenismo della madre. E si allontana dalla casa paterna.
Abbandona le poche amicizie che ha, rinuncia al suo sogno di baseball, affronta ironicamente i suoi primi desideri d’amore. Ma in questo groviglio di desideri non realizzati, fa finalmente una scoperta gratificante: la biblioteca pubblica, la compagnia impareggiabile dei libri, la scrittura come unica strada per riscattarsi e conoscere veramente il suo io.
”Panino al prosciutto” è la storia di un affrancamento dalla casa del padre, il viaggio di un adolescente verso la libertà, un racconto tra invenzione e autobiografia.
L’AUTORE
Charles Bukowski
nasce il 16 agosto 1920 ad Andernach (una piccola cittadina tedesca nei pressi di Colonia). Figlio di un ex artigliere delle truppe americane, Charles ha solo tre anni quando la famiglia si trasferisce a Los Angeles, negli Stati Uniti, dove trascorre l’infanzia costretto dai genitori a un quasi totale isolamento dal mondo esterno, nel quale già per sua natura non riesce ad inserirsi. Già a sei anni è un bambino ribelle con una fragile vocazione alla scrittura e un carattere particolare: timido, introverso, escluso dalle partite di baseball giocate sotto casa, deriso per il suo leggero accento tedesco.
A tredici anni comincia a bere e a frequentare una banda di teppisti. Nel 1938 Charles Bukowski si diploma alla “L.A. High School” e a vent’anni abbandona la casa paterna. Per vivere fa di tutto, ma continua a scrivere. I suoi racconti e le sue poesie vengono pubblicati su giornali come “Story” ma soprattutto sulle pagine delle riviste underground.
Poi comincia l’importante collaborazione con il settimanale alternativo “Open City”. Nel 1969, Bukowski conosce l’uomo che gli cambia la vita: John Martin. Manager di professione e appassionato di letteratura per vocazione, Martin, impressionato dalle poesie di Bukowski, gli propone di lasciare l’impiego all’ufficio postale per dedicarsi completamente alla scrittura. Lui si sarebbe occupato della fase organizzativa di tutta l’operazione e avrebbe versato a Bukowski un assegno periodico quale anticipo sui diritti d’autore, impegnandosi a promuovere e a commercializzare le sue opere. Bukowski accetta la proposta.
Incoraggiato dai buoni risultati ottenuti, John Martin fonda la “Black Sparrow Press”, ripromettendosi di pubblicare tutte le opere di Charles Bukowski. In pochi anni è il successo. Ben presto la sua fama varca i confini dell’Europa e sbarca negli Stati Uniti. Nel 1976, Bukowski conosce Linda Lee, l’unica donna che riesce a frenare la su vena autodistruttiva. E così la sua vita cambia: superati gli anni degli stenti e del vagabondaggio. Vive gli ultimi anni in grande serenità e agiatezza, senza mai perdere la vena creativa. Si ammala di tubercolosi nel 1988, ma continua a scrivere e a pubblicare. Alle sue opere si ispirano i due registi Marco Ferreri e Barbet Schroeder per altrettante riduzioni cinematografiche. Muore il 9 marzo 1994.

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